La prevenzione si fa in “tempo di pace”:
riflessioni
Al Sig. Ministro dell’Interno
Terremoto Italia Centrale: Non è un
comportamento accettabile dai cittadini quello tenuto dalle Istituzioni (comportamento
che è forse influenzato dalle vicende processuali conseguenti al sisma del 6 aprile 2009).
La
paura, che inevitabilmente contagia molte persone dopo un terremoto, e lo
sciame sismico “senza fine”, possono portare a uno stato ansioso permanente.
Secondo gli psicologi ciò non deve essere sottovalutato: avere paura del
terremoto è normale perché questo è un evento che non si può controllare ed è
sicuramente funzionale ad attivare il sistema nervoso che in caso di pericolo,
agisce per salvarci. Ognuno di noi vive l’evento in modo del tutto personale e
la notte è uno dei momenti più delicati; poter scambiare parole confortanti con
qualcuno, comunicare e confrontarsi con esperti aiuta a capire meglio e fa sentire la persona più al sicuro.
In
un territorio già segnato pesantemente
da precedenti eventi calamitosi, ancor più invasivi di quelli appena accaduti,
le Istituzioni non devono, però, assolutamente divulgare annunci che producono
psicosi. Non è inoltre il caso di seminare il panico in una popolazione che si
trova a convivere con un clima rigido ed inclemente che non permette di
allontanarsi nemmeno dalle abitazioni dopo ogni scossa.
Non e’
questo il modo ne’ il tempo di
fare prevenzione! La
prevenzione deve essere fatta in “tempo di
pace”.
Quali
considerazioni sono state fatte nel lungo fore-shock del sisma del 2009?
Addirittura si è affermato in sede processuale della non conoscenza della
faglia di Paganica!
L’affermare oggi del grande pericolo che si corre per la presenza delle
dighe del Lago di Campotosto è fuori termine? Non c’era il pericolo anche prima
del 2009? E dopo il terremoto del 6 aprile? E in questi anni quali accorgimenti
sono stati presi per la lacuna sismica nella direttrice
L’Aquila-Pizzoli-Montereale-Amatrice-Norcia, luogo dello sconvolgimento sismico
del 1703, dettagliatamente descritto dagli storici dell’epoca?
Quali
attenzioni suscita l’altra faglia aquilana, quella delle Rocche, continuazione
verso nord della faglia responsabile del disastroso terremoto della Marsica del
1915? Di essa uno degli effetti più recenti ha avuto luogo tra l’anno mille e
il trecento. Qual è il periodo di ritorno?
Potrebbe essere anche prossimo e gli effetti di questa faglia potrebbero
avere conseguenze paragonabili a quelle del 1915, se non peggiori. Purtroppo di
quest’ultima non conosciamo i tempi di ritorno e quindi possiamo solo dire che
sarà possibile un forte evento sismico ma non quando questo avverrà!
E
perché il Governo si ostina, dopo questi eventi, a dare l’assenso alla
realizzazione del gasdotto Massafra (Taranto) – Minerbio (Bologna), con un
condotto di 1200 mm. di diametro ed una pressione del gas di 73 atmosfere? Il
tubo per raggiungere Bologna deve attraversare,oltre quello della faglia del
Morrone (Valle Peligna), proprio queste terre dove è “previsto” un sisma di
magnitudo vicina a 7.0? Cosa ne pensano gli esperti? Mi pare che una frase
molto inflazionata in questi tempi usata da più personalità recita “Non
uccide il terremoto ma le opere realizzate dall’uomo!” Dove sono le
conclamate aree di attesa e di ammassamento attrezzate per accogliere i
cittadini, nelle città e nei paesi, in
caso di ogni pericolo?
Questi sono gli interrogativi che gli
abitanti di un vasto territorio che coinvolge quattro regioni ed almeno sei
province (L'Aquila, Rieti, Teramo, Ascoli Piceno, Perugia) si pongono. Siamo
circondati ed intersecati da centinaia di faglie, le più pericolose dell’intero
stivale, ma non si è mai parlato, a nessun titolo di questa spiacevole situazione in cui ci si trova. Non
ci sono mai state sessioni strutturate informative alla popolazione, agli
studenti, agli stessi Enti che devono svolgere compiti di protezione della
popolazione. Dopo ogni evento calamitoso si moltiplicano viceversa inutili
salotti televisivi con pseudo-esperti dove i “soliti noti” dicono le “solite
inutili cose” solo per fare spettacolo, si moltiplicano convegni e conferenze,
si moltiplicano incontri negli “insicuri edifici scolastici”! Potrà anche esserci una forte scossa ma non è questa la prevenzione!
La sola cosa che può confortarci è che gli
eventi sismici di tutti i segmenti di faglia hanno rilasciato dal 2009, solo
per le scosse con magnitudo (ML) >5.0,
complessivamente una gran quantità di energia (circa 6*10^21 erg). Ma certamente
qualcuno potrà dire che si sono caricate, per contagio, quelle vicine.
Complessivamente le scosse superiori a ML
5.0 nelle sequenze sismiche dei vari terremoti equivalgono a:
·
6/04/2009
ML 6.1
·
24/08/2016 ML 6.1
·
30/10/2016 ML 6.5
·
18/01/2017 ML 5.7
Egregio Ministro,
Sono un ingegnere di Paganica
(AQ), il paese reso famoso per la localizzazione della faglia che ha
originato il sisma del 6 aprile 2009. Prima del 6
aprile parlare di terremoto, dalle nostre parti (ma anche in Italia, purtroppo
come sempre avviene!), significava trattare di problemi che per la quasi
totalità delle persone non ci riguardavano da vicino, forse perché si riteneva,
di esserne immuni. Eppure, dopo
il terremoto di Colfiorito, l’Appennino centrale e in particolare quello
abruzzese è stato oggetto di studi concernenti le analisi di pericolosità
basate su dati storici e geologici. Tutte le faglie sono state oggetto d’indagine
con diverse tecniche, inclusa quella paleo sismologica ed esse sono meglio
conosciute e caratterizzate di tutte quelle dell’intera area mediterranea. Il
terremoto del 6 aprile è stato un terremoto ampiamente atteso dalla comunità
scientifica internazionale: basti pensare che proprio nel numero di aprile 2009
l’autorevole Bulletin of the Seismological Society of America assegnasse,
in conformità a modelli probabilistici, proprio alle nostre faglie una
probabilità particolarmente elevata di generare un forte terremoto. L’Aquila ha sofferto, nel corso della sua storia, degli
effetti catastrofici di diversi eventi tellurici ma non ha saputo coglierne
insegnamento: hanno prevalso fatalismo, imperizia, disinteresse istituzionale e
forse anche affarismo. Il terremoto del 1703 è
stato dimenticato per tre secoli ma dopo il sisma del 2009 da tutti è stato ricordato!
Il terremoto del 2 febbraio 1703 è stato uno dei più catastrofici terremoti del
Centro-Italia e sarebbe dovuto essere un
simbolo sia per ricordare le ottomila vittime sia per contribuire alla
diffusione di una seria cultura della prevenzione in un territorio
particolarmente sismico. Marco Garofalo, marchese della Rocca, in una lettera al
Viceré del Regno di Napoli descrisse così la città: “La città dell'Aquila fu, non è; le case sono unite in mucchi di
pietra, li remasti edifici non caduti stanno cadenti. Non so altro che
posso dire di più per accreditare una città rovinata ”. E’ una
fotografia della città analoga a quella del 2009! Dopo il terremoto del 1703 non si
ebbe un ripristino della città medievale, e L'Aquila cambiò totalmente volto.
Nel periodo della ricostruzione settecentesca e fino all'inizio dell’ottocento,
la città fu coinvolta da un imponente fenomeno di “sostituzione edilizia”:
anche se non mutò l’impianto viario d’impostazione medievale, cambiò
completamente la struttura delle componenti della città. Le discutibili scelte
urbanistiche nel corso del XX secolo, che hanno completamente ignorato le
caratteristiche geologiche dell’intero territorio, oltre che della città, i
nuovi insediamenti localizzati in luoghi poco idonei, le carenze strutturali
conseguenti a un’inefficace normativa antisismica, i lavori non eseguiti a
regola d’arte e l’uso di materiali di qualità scadente, forse hanno
notevolmente contribuito alla tragedia del 2009. C’è anche da riconoscere che
oltre a non volgere lo sguardo al passato, per trarre importanti insegnamenti e
costruire al meglio il futuro, non sono stati neppure presi in considerazione i
suggerimenti e gli allarmi che nel corso degli ultimi decenni sono stati
lanciati (studi geologici della conca aquilana, studi sull’esistenza e della
pericolosità delle faglie, in particolare la faglia di Paganica, studi sul
rischio sismico e sulla vulnerabilità degli edifici, studi sull’elevato fattore
di accelerazione prodotto dai recenti terremoti nella zona, esercitazioni di
simulazione e relazioni conseguenti, studi sul patrimonio monumentale
abruzzese). Il mondo “Scientifico ufficiale ” e le Istituzioni competenti non
li hanno purtroppo presi in considerazione.
Da convinto
assertore della previsione sismica statistica ho sempre ritenuto probabile il
rinnovarsi, nel nostro territorio, di un evento sismico simile a quelli storici
e per tale motivo, nelle varie esperienze lavorative, ho sempre cercato di
mettere al primo posto l’aspetto della prevenzione. Il 7 aprile 2009, il giorno successivo a quello del sisma, avrei
dovuto tenere un incontro con la popolazione presso il Centro civico di Paganica,
il mio paese, incontro organizzato in collaborazione con il presidente della X
Circoscrizione del Comune di L’Aquila. Questo perché le scosse di terremoto che
si stavano susseguendo mi preoccupava: le collocavo, con alta probabilità,
nell’arco temporale dei ritorni storici per i sismi dell’area aquilana.
Precisamente, sulla base della storia sismica aquilana (si ricordano i forti
terremoti del 1315, 1349, 1461, 1703, 1762) ricostruita nei Cataloghi dei
terremoti, dalle cronache dei vari storici dell’epoca e soprattutto alla luce
dei precursori che si stavano verificando (oltre 300 scosse a partire dal 14
dicembre 2008), precursori analoghi a quelli dei terremoti precedenti,
consideravo quelle innumerevoli scosse una vera e propria crisi sismica piuttosto che un
semplice sciame senza conseguenze. Anche in considerazione del particolare
sistema di fagliazione che interessa il nostro territorio, costituito da
numerose faglie più o meno attive e alcune delle quali con un gap sismico,
ritenevo altamente probabile il verificarsi di un imminente forte evento
sismico. Tutto questo mi aveva portato a informare, nel periodo che ha
preceduto il sisma, gli studenti ed il personale della mia scuola, in diversi
incontri tenuti nell’aula magna, puntualizzando
il comportamento da tenere in caso di una eventuale forte scossa. La
stessa cosa avrei voluta farla con la popolazione, a Paganica, ma non c’è stato il tempo.
Il quotidiano IL CENTRO del 6. 04. 2009
La locandina affissa alla chiesa
della Concezione
L’aquilano, oltre ad essere zona sismica,
era un territorio ricco di storia e di arte, con un patrimonio edilizio
preziosissimo ma fragile. E questo non è stato adeguatamente considerato. Anzi.
Seppure in passato ci fossero stati studi ed indicazioni, talora questi
rimasero solo su carta: nulla è stato fatto di quanto segnalato attraverso
diverse relazioni. A tal proposito,
dopo 23 anni, il Centro europeo per i Beni culturali di Ravello ha pubblicato
sul primo numero della rivista on line “Territori
della Cultura” una mia relazione. Infatti, dopo aver effettuato, nei primi
anni ottanta, studi riguardanti le tipologie delle chiese aquilane, i
materiali, i tipi di murature, le maestranze operanti in Abruzzo, schede di 1°
livello di vulnerabilità sismica di trenta chiese aquilane ed aver eseguito
approfondite indagini geognostiche sulla Basilica di Collemaggio e sulla Chiesa
di S. Maria in Valle Porclaneta (Rosciolo di Magliano dei Marsi) (per quest’
edificio fu predisposto e realizzato un
adeguamento antisismico), ebbi l’occasione di presentare i risultati in due
diverse circostanze.
Nell’aprile
del 1987, agli albori della “prevenzione
sismica dei Beni culturali”, al 1° Seminario di Studi sulla Protezione
dei monumenti dal rischio sismico a Venezia, e successivamente, nel dicembre dello stesso anno, al 2° Corso
europeo “La protezione del patrimonio
culturale (edifici antichi) nelle zone a rischio sismico”, organizzato dal
Centro Europeo per i Beni culturali di Ravello, affermavo che “anche un’esatta previsione sismica
(impossibile) non annullerebbe i rischi: necessita la prevenzione. La vera difesa dai terremoti non è quindi la
previsione ma la prevenzione mediante l’adeguamento degli edifici posti in zone
a rischio. Se “consolidare”, fino a qualche anno addietro era
un’attività trascurata, ora a seguito degli eventi calamitosi che hanno
ripetutamente colpito il nostro Paese (Belice, Friuli, Irpinia), costituisce un
raro momento attuale che assume particolare rilievo soprattutto per la
protezione sismica dell’immenso patrimonio culturale. Il patrimonio culturale
abruzzese, esposto da sempre al rischio sismico, richiede interventi atti ad
assicurare la sua conservazione nel tempo; tali interventi devono garantire un
adeguato comportamento in occasione dei futuri eventi sismici. Usualmente gli
interventi vengono effettuati a valle di un terremoto per riparare i danni
provocati da questo, danni che spesso sono amplificati da situazioni di
degrado, più o meno avanzato, dovuti ad eventi precedenti. È perciò opportuno impostare un corretto
piano di prevenzione, che, con modalità sistematiche e coordinate, consenta di:
•
catalogare i Beni da sottoporre ad intervento;
•
diagnosticare il loro stato di conservazione;
•
fissare criteri di programmazione,
progettazione, esecuzione e verifica degli interventi;
•
sviluppare una analisi critica dei modelli e
metodi di calcolo. …………”
Anni 1986-87 : Indagini
geognostiche alla Basilica di
S. Maria di Collemaggio (L’Aquila)
ed alla Chiesa
di S. Maria in Valle Porclaneta (Rosciolo di Magliano dei Marsi)
Anno 1988: Seminario “Patrimonio monumentale e rischio
sismico in Abruzzo”
L’Aquila - Castello cinquecentesco
Rilievo della Chiesa
di S. Silvestro (una delle trenta chiese prese in esame)
Nel mese di giugno del 1988 organizzai, assieme al soprintendente arch. Renzo
Mancini, un seminario sulla tutela dei Beni culturali nella nostra
regione: “Patrimonio monumentale e
rischio sismico in Abruzzo”.
Successivamente, nel settembre del 1988, a seguito dell’esercitazione di protezione civile “Amiternum”, dove si simulava
un terremoto di settimo - ottavo grado della scala Mercalli con epicentro tra Pizzoli e Barete, in una relazione richiesta ai tecnici partecipanti dal
Prefetto Pistilli, relativa a osservazioni e proposte, avevo individuato degli
elementi (infrastrutture, educazione, politica) nella quale trasparivano delle
criticità che, tuttavia, si sarebbero potute, se non eliminare, quantomeno
ridurre. Tra le infrastrutture più
vulnerabili avevo individuato il Palazzo del Governo che, fungendo da sala
operativa, doveva avere una “adeguata
antisismicità”. Secondo il
mio parere bisognava allestire della aree attrezzate a livello comprensoriale
pronte ad ospitare strutture mobili per il ricovero, il vettovagliamento, il
ristoro e l’atterraggio di mezzi di soccorso ed in più dotate di rete di
servizi (acqua, luce, telefono). E invece tutto questo, nel cratere in quella
tragica notte d’aprile, non c’era. Senza parlare della rete viaria «idonea e di facile percorribilità» che ogni
centro abitato avrebbe dovuto avere. Avevo richiesto la “verifica dell’idoneità e l’ eventuale adeguamento delle strutture, delle scuole e degli uffici pubblici”. Lo spazio più ampio, però, l’avevo
dedicato al capitolo “educazione”, perché in realtà
ritenevo che la maggior parte della popolazione non conoscesse come comportarsi
in caso di sisma: in più occasioni avevo sperimentato ciò attraverso incontri
pubblici avuti in vari paesi e in tante scuole della provincia. Avevo
suggerito, nel dettaglio, come fare: gruppi operativi permanenti (corsi per
alcuni dipendenti degli Enti pubblici), collaboratori volontari (cittadini
addestrati in ogni centro abitato), mappatura dei punti di maggiore rischio
(informazione degli abitanti nei quartieri più a rischio), corsi di protezione
civile (nozioni basilari da insegnare agli studenti nelle scuole), istruzione
della popolazione (riunioni, volantini esplicativi, spot pubblicitari). Un
compito importante era stato assegnato anche alla “politica” che si
sarebbe dovuta attivare per reperire finanziamenti al fine di mettere in
sicurezza gli edifici ed i centri storici.
La relazione si chiudeva con la proposta di un’ ulteriore simulazione
per corpi specializzati e rappresentanti di enti atta a simulare condizioni più
attinenti alla realtà: operazione in area di centro storico con strade strette,
“simulazione di ingombri ed ostacoli da
macerie”. Nulla o quasi, invece, è stato fatto in termini di prevenzione e troppo
poco in termini di protezione dei Beni culturali.
All’inizio degli anni novanta iniziai a
occuparmi della sensibilizzazione degli studenti al problema sismico
organizzando in ambito scolastico mostre, conferenze, esercitazioni e facendo
partecipare gli studenti a concorsi nazionali sulla sicurezza (in sei occasioni
studenti della mia scuola sono risultati vincitori). Contemporaneamente cercai
di coinvolgere la popolazione con incontri tenuti in diversi centri (Paganica,
Avezzano, Celano, Scurcola Marsicana, Tornimparte… )
MOSTRA
ORGANIZZATA CON GLI
STUDENTI DELL’I.T.C. DI
CELANO IN OCCASIONE DELL’ 80mo ANNIVERSARIO DEL
TERREMOTO DELLA MARSICA
(13 gennaio 1915) – gennaio
1995
(Palazzo dell’ERSA di Avezzano - Atrio del Comune di Celano)
|
Dall’anno scolastico 2003-2004 in poi ho
fatto volontariamente corsi di educazione sismica alle classi terze delle
scuole medie di L’Aquila (Alighieri, Carducci, Mazzini) affrontando varie tematiche
sul fenomeno sismico ed in particolare: la trattazione scientifica dell’evento,
la storia sismica del territorio aquilano e dell’Abruzzo, il comportamento
umano per la limitazione dei danni alle persone e cose, la sicurezza negli
ambienti di lavoro, di studio e di svago. Diverse centinaia di studenti hanno
seguito con interesse gli incontri che sono stati ripetuti, per le stesse
scuole, fino al 2008.
Con
il progetto “Scuola Sicura” proposto dal Ministero degli Interni e dal
Ministero della Pubblica Istruzione (a partire dall’anno scolastico 2003-2004)
ho tenuto lezioni, nelle varie istituzioni scolastiche della Provincia di
L’Aquila (Avezzano, Sulmona, Castel di Sangro, Pescasseroli, Montereale,
L’Aquila), agli studenti, ai genitori e al personale scolastico, relative alla
sicurezza nei riguardi del sisma e degli altri rischi.
CORSO DI
EDUCAZIONE SISMICA AGLI
STUDENTI
DELLE SCUOLE
MEDIE ( Mazzini – Carducci – Alighieri)
aa.ss. : 2004-2005; 2005-2006;
2006-2007; 2007-2008
|
…Ed é
arrivata purtroppo la tragica notte del 6 aprile: lo shock, assoluto, ce lo ha
lasciato addosso la violenza inaudita della Terra. Quella violenza ci ha
atterriti tutti, ci ha fatto sentire troppo piccoli, inermi ed impotenti, ci ha
ricordato che la Natura va rispettata e non
può essere sfidata. E’ necessario attivare i segnali di una netta svolta
sul “modo di pensare ed operare italiano”; è necessario affrontare i problemi
prima che accadano altre tragedie come quella vissuta, soprattutto per il
rispetto ed il ricordo delle vittime; è
necessario rivolgere l‘impegno nel concreto cambiamento nell’affrontare il
nemico, “il terremoto”. Un impulso determinante dovrà essere dato anche dai
mass media ed è necessaria una forte azione
di sensibilizzazione alla sicurezza attraverso la scuola, ritenendo
l’azione formativa presupposto fondamentale delle coscienze civiche ed umane
delle nuove generazioni, che sono per di più il futuro e la speranza della
rinascita nostra amata città.
Mi ritengo
uno dei pochi che nella nostra città ha invano cercato di diffondere il
concetto di prevenzione sismica!!!!!
Cercare di
diffondere il concetto di PREVENZIONE
è, però,
molto difficile, soprattutto attraverso i mass media! Non è infatti produttivo, ai fini della sensibilizzazione e
dell’educazione alla sicurezza, che i “soliti”noti si limitino
a trattare questi argomenti negli innumerevoli ed affollati “soliti”
salotti televisivi, solo dopo che è avvenuta una tragedia ed attendere la
successiva per ridire sempre le
”solite” inutili cose; non è stato e non sarà produttivo che
la stampa si interessi delle tragedie che avvengono solo nei giorni
immediatamente successivi al loro accadimento e poi ignorino l’accaduto finché
non si consuma il successivo. E’invece necessario attivare i segnali di una
netta svolta sul “modo di pensare e operare italiano”; è necessario affrontare
i problemi prima che accadano altre tragedie come quelle vissute negli ultimi
tempi, soprattutto per il rispetto ed il ricordo delle vittime; è necessario rivolgere l‘impegno nel concreto
cambiamento nell’affrontare il nemico
(terremoti, alluvioni, dissesti
idrogeologici ed ogni altro evento naturale calamitoso).
Per affrontare il
discorso della prevenzione (per ogni rischio) c’è bisogno di una società
meritocratica, dove le responsabilità siano affidate a persone competenti ed
oneste. Sappiamo tutti, invece, che il nostro Paese è il “paese” delle
raccomandazioni, delle clientele, delle famiglie, delle caste, delle
corporazioni, delle mafie; la mancanza di merito nella società italiana è
diventata un tema sempre più urgente da affrontare: l’Italia è il “paese” del
nepotismo, dove gli Istituti di Ricerca, le Università e la maggior parte dei
“posti di comando” sono coperti troppo spesso da intere “famiglie”, certamente
non per capacità e merito. … Cambiamo
rotta!!!
Paganica, Mercoledì 25 gennaio 2016
Distinti saluti
Claudio Panone
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