mercoledì 15 febbraio 2017

Case su terreni di uso civico,anche a Tempera problema irrisolto


CASE SU TERRENI DEMANIALI: ALL'AQUILA
CENTINAIA DI CASI MA ALIENAZIONE AL PALO


Pubblicazione: 15 febbraio 2017 alle ore 07:30
di

L'AQUILA - Centinaia anche all'Aquila i casi di fabbricati costruiti su terreni demaniali, per i quali il Comune è in ritardo di anni nelle procedure di alienazione o affrancamento, che se effettuate potrebbero portare ricchi introiti nelle casse dell'Ente.
Dopo il clamoroso caso di Capistrello (L'Aquila) raccontato da AbruzzoWeb, dove a centinaia di famiglie si sta chiedendo di pagare una seconda volta il terreno dove hanno costruito, a causa della superficialità dei notai che tra gli anni Cinquanta e Settanta hanno redatto gli atti di compravendita senza essersi premurati di verificare la natura del bene, è emerso che la fattispecie è molto diffusa e coinvolge anche il comune capoluogo.
Secondo quanto spiega Sergio Iovenitti, dirigente della Regione Abruzzo e a lungo presidente dell'Amministrazione separata dei beni di uso civico di Tempera, la prima criticità è contenuta nel Piano regolatore generale della città, nel quale sono presenti terreni edificabili di natura demaniale, e questo proprio perché quando fiu redatto lo strumento urbanistico, negli anni Settanta, probabilmente non si era a conoscenza di quali aree fossero di proprietà pubblica.
La legge che imponeva ai Comuni di reintegrare al proprio patrimonio i beni di uso civico è infatti del 1998, da allora le amministrazioni locali, molte dando incarico a tecnici ed agronomi specializzati, hanno avviato un censimento del proprio territorio (il Comune dell'Aquila tra il 2004 e il 2005): solo allora è emerso che nel catasto dei fabbricati istituito nel secondo dopoguerra non è stato riportato che molti terreni fossero di uso civico.
Questi ultimi, poi, non dovrebbero essere contenuti nel Prg, qualora rientrassero nelle competenze di qualche Amministrazione separata.
San Giacomo, Tempera ma anche gran parte di Paganica sono edificate su terreni di uso civico, tanto che i Beni separati avviarono una serie di verifiche interloquendo con gli occupatori, considerati abusivi, finalizzate a risolvere il problema: applicando il massimo delle agevolazioni, la regolarizzazione dei fabbricati costruiti sui terreni demaniali della sola Tempera, secondo Iovenitti porterebbero l'Amministrazione separata ad incassare 800mila euro.
Basta moltiplicare per le centinaia di casi sparsi in tutto il Comune - 130 unità immobiliari e oltre 150 terreni coltivati nella sola Tempera - per avere un'idea del beneficio che avrebbero le casse municipali.
Si tratta molto spesso, come nel caso di Capistrello, di costruzioni dotate di licenze edilizie assolutamente regolari, cosa che oggi non potrebbe più accadere, da un lato perché i Comuni dopo il censimento hanno contezza della natura dei terreni, dall'altro perché i notai, a differenza del passato, hanno l'obbligo di verificare la natura del bene.
Per regolarizzare l'occupazione del bene di uso civico, spiega Iovenitti, bisogna attivare la procedura di alienazione, consentita solo per i terreni che nel corso del tempo hanno perso la destinazione originale e sui quali è stato realizzato un immobile, oppure quella di affrancazione, che riguarda invece i terreni rimasti agricoli, che è consentita nei confronti di chi li custodisce da più di dieci anni, ha apportato delle migliorie o comunque li ha ben conservati, a patto che non interrompano la continuità del demanio civico, cioè che non siano una particella in mezzo ad un fondo più ampio.
Una volta accertate le caratteristiche da parte dei periti incaricati, entrambe le soluzioni devono passare al vaglio del Consiglio comunale, prima di ottenere il definitivo via libera con un decreto del presidente della Regione.

da Abruzzoweb

domenica 12 febbraio 2017

Case su terreni di uso civico, il problema irrisolto.

CASE SU TERRENI DEMANIALI: L'INGHIPPO
DELLE SUCCESSIONI IN TANTI ALTRI COMUNI 

"L'Amministrazione Separata degli Usi Civici di Tempera , nella gestione precedente, aveva affrontato e risolto il problema... anche sotto la spinta degli stessi proprietari  degli immobili ricadenti su terreni di uso civico.
Ad oggi è tutto fermo.
Andreino Risdonna"

Pubblicazione: 12 febbraio 2017 alle ore 10:30
di

L'AQUILA - Dopo il caso di Capistrello (L'Aquila), emerge che sono decine i Comuni abruzzesi che, non avendo più riscosso i canoni dai terreni di uso civico in uso ai privati durante la seconda guerra mondiale, nel corso dei decenni hanno perso una memoria storica che ora stanno però riacquisendo e quindi bussano alla porta dei cittadini presentando il conto.
Come raccontato da AbruzzoWeb, si tratta di terreni dove nel frattempo si è costruito, e per i quali, a causa della superficialità dei notai che tra gli anni Cinquanta e Settanta hanno redatto gli atti di compravendita senza essersi premurati di verificare la natura del bene, esistono regolari atti di compravendita, ancora oggi scrupolosamente conservati dai - a questo punto presunti - proprietari.
La legge che imponeva ai Comuni di reintegrare al proprio patrimonio i beni di uso civico è del 1998, da allora le amministrazioni locali, molte dando incarico a tecnici ed agronomi specializzati, hanno avviato un censimento del proprio territorio: solo allora è emerso che nel catasto dei fabbricati istituito nel secondo dopoguerra non è stato riportato che molti terreni fossero di uso civico.
E mentre tra venerdì e sabato si sono registrati momenti di tensione all'ufficio comunale di Capistrello dove erano stati convocati i proprietari ai quali viene contestata la natura demaniale del terreno sul quale hanno costruito, talvolta anche mezzo secolo fa, i Comuni di Carapelle Calvisio e Castelvecchio Calvisio, sul Gran Sasso aquilano, si scopre che hanno a che fare con lo stesso problema.
Ma nello stesso Comune dell'Aquila, si registrano casi di fabbricati costruiti su terreni di uso civico nelle frazioni di San Giacomo, Tempera e Roio.
A Carapelle, spiega il sindaco Domenico Di Cesare, "la maggior parte sono terreni agricoli e nel corso del tempo quando sono state fatte le successioni non è stato riportato che si trattava di terreni cosiddetti livellari, cioè di uso civico, così che al momento della voltura al Catasto la natura del bene è scomparsa".
"Noi abbiamo una casa degli anni Trenta fuori dal centro abitato - aggiunge - il Comune avvierà la contrattazione con il privato, applicheremo un prezzo non molto alto, ma qualcosa dobbiamo chiederla comunque per non incorrere nella Corte dei Conti".
Ben più complesso il quadro a Castelvecchio Calvisio, dove il Comune ha affidato ad un perito esterno le verifiche demaniali. finalizzate all'aggiornamento dei canoni relativi agli usici civici, e dove i casi sono numerosi.
Secondo gli esperti, gli atti di compravendita sono tutti nulli perché l'uso civico è inalienabile e bisognava fare il mutamento di destinazione di uso, che in effetti avrebbero dovuto fare i Comuni, i quali non facendo più la riscossione dei canoni nel periodo della guerra hanno perso memoria storica.

da Abruzzoweb

Ing. Panone:la prevenzione si fa in "tempo di pace"

La prevenzione si fa in “tempo di pace”:  riflessioni
Al  Sig.  Ministro dell’Interno 

Terremoto Italia Centrale: Non è un comportamento accettabile dai cittadini quello tenuto dalle Istituzioni (comportamento che è forse influenzato dalle vicende processuali conseguenti al sisma del  6 aprile 2009).

          La paura, che inevitabilmente contagia molte persone dopo un terremoto, e lo sciame sismico “senza fine”, possono portare a uno stato ansioso permanente. Secondo gli psicologi ciò non deve essere sottovalutato: avere paura del terremoto è normale perché questo è un evento che non si può controllare ed è sicuramente funzionale ad attivare il sistema nervoso che in caso di pericolo, agisce per salvarci. Ognuno di noi vive l’evento in modo del tutto personale e la notte è uno dei momenti più delicati; poter scambiare parole confortanti con qualcuno, comunicare e confrontarsi  con esperti  aiuta a capire meglio e  fa sentire la persona più al sicuro.
        In un territorio già segnato  pesantemente da precedenti eventi calamitosi, ancor più invasivi di quelli appena accaduti, le Istituzioni non devono, però, assolutamente divulgare annunci che producono psicosi. Non è inoltre il caso di seminare il panico in una popolazione che si trova a convivere con un clima rigido ed inclemente che non permette di allontanarsi nemmeno dalle abitazioni dopo ogni scossa.
       Non  e’  questo il modo ne’ il tempo di  fare  prevenzione! La prevenzione deve essere fatta in “tempo di  pace”.
      Quali considerazioni sono state fatte nel lungo fore-shock del sisma del 2009? Addirittura si è affermato in sede processuale della non conoscenza della faglia di Paganica!
     L’affermare oggi del grande pericolo che si corre per la presenza delle dighe del Lago di Campotosto è fuori termine? Non c’era il pericolo anche prima del 2009? E dopo il terremoto del 6 aprile? E in questi anni quali accorgimenti sono stati presi per la lacuna sismica nella direttrice L’Aquila-Pizzoli-Montereale-Amatrice-Norcia, luogo dello sconvolgimento sismico del 1703, dettagliatamente descritto dagli storici dell’epoca?
      Quali attenzioni suscita l’altra faglia aquilana, quella delle Rocche, continuazione verso nord della faglia responsabile del disastroso terremoto della Marsica del 1915? Di essa uno degli effetti più recenti ha avuto luogo tra l’anno mille e il trecento. Qual è il periodo di ritorno?  Potrebbe essere anche prossimo e gli effetti di questa faglia potrebbero avere conseguenze paragonabili a quelle del 1915, se non peggiori. Purtroppo di quest’ultima non conosciamo i tempi di ritorno e quindi possiamo solo dire che sarà possibile un forte evento sismico ma non quando questo avverrà!
     E perché il Governo si ostina, dopo questi eventi, a dare l’assenso alla realizzazione del gasdotto Massafra (Taranto) – Minerbio (Bologna), con un condotto di 1200 mm. di diametro ed una pressione del gas di 73 atmosfere? Il tubo per raggiungere Bologna deve attraversare,oltre quello della faglia del Morrone (Valle Peligna), proprio queste terre dove è “previsto” un sisma di magnitudo vicina a 7.0? Cosa ne pensano gli esperti? Mi pare che una frase molto inflazionata in questi tempi usata da più personalità recita “Non uccide il terremoto ma le opere realizzate dall’uomo!” Dove sono le conclamate aree di attesa e di ammassamento attrezzate per accogliere i cittadini, nelle città e nei paesi,  in caso di ogni pericolo?
    Questi sono gli interrogativi che gli abitanti di un vasto territorio che coinvolge quattro regioni ed almeno sei province (L'Aquila, Rieti, Teramo, Ascoli Piceno, Perugia) si pongono. Siamo circondati ed intersecati da centinaia di faglie, le più pericolose dell’intero stivale, ma non si è mai parlato, a nessun titolo di questa  spiacevole situazione in cui ci si trova. Non ci sono mai state sessioni strutturate informative alla popolazione, agli studenti, agli stessi Enti che devono svolgere compiti di protezione della popolazione. Dopo ogni evento calamitoso si moltiplicano viceversa inutili salotti televisivi con pseudo-esperti dove i “soliti noti” dicono le “solite inutili cose” solo per fare spettacolo, si moltiplicano convegni e conferenze, si moltiplicano incontri negli “insicuri edifici scolastici”! Potrà anche  esserci una forte scossa ma non è questa la prevenzione!
     La sola cosa che può confortarci è che gli eventi sismici di tutti i segmenti di faglia hanno rilasciato dal 2009, solo per le scosse con  magnitudo (ML) >5.0, complessivamente una gran quantità di energia (circa 6*10^21 erg). Ma certamente qualcuno potrà dire che si sono caricate, per contagio, quelle vicine.
      Complessivamente le scosse superiori a ML 5.0 nelle sequenze sismiche dei vari terremoti equivalgono a:
·           6/04/2009  ML 6.1
·         24/08/2016  ML 6.1
·         30/10/2016  ML 6.5
·         18/01/2017  ML 5.7
 
                                                                                                            Egregio Ministro,
   Sono un ingegnere di Paganica (AQ), il  paese reso famoso per  la localizzazione della faglia che ha originato il sisma del 6 aprile 2009. Prima del 6 aprile parlare di terremoto, dalle nostre parti (ma anche in Italia, purtroppo come sempre avviene!), significava trattare di problemi che per la quasi totalità delle persone non ci riguardavano da vicino, forse perché si riteneva, di esserne immuni. Eppure, dopo il terremoto di Colfiorito, l’Appennino centrale e in particolare quello abruzzese è stato oggetto di studi concernenti le analisi di pericolosità basate su dati storici e geologici. Tutte le faglie sono state oggetto d’indagine con diverse tecniche, inclusa quella paleo sismologica ed esse sono meglio conosciute e caratterizzate di tutte quelle dell’intera area mediterranea. Il terremoto del 6 aprile è stato un terremoto ampiamente atteso dalla comunità scientifica internazionale: basti pensare che proprio nel numero di aprile 2009 l’autorevole Bulletin of the Seismological Society of America assegnasse, in conformità a modelli probabilistici, proprio alle nostre faglie una probabilità particolarmente elevata di generare un forte terremoto. L’Aquila ha sofferto, nel corso della sua storia, degli effetti catastrofici di diversi eventi tellurici ma non ha saputo coglierne insegnamento: hanno prevalso fatalismo, imperizia, disinteresse istituzionale e forse anche affarismo. Il terremoto del 1703 è stato dimenticato per tre secoli ma dopo il sisma del 2009 da tutti è stato ricordato! Il terremoto del 2 febbraio 1703 è stato uno dei più catastrofici terremoti del Centro-Italia e sarebbe dovuto essere un simbolo sia per ricordare le ottomila vittime sia per contribuire alla diffusione di una seria cultura della prevenzione in un territorio particolarmente sismico. Marco Garofalo, marchese della Rocca, in una lettera al Viceré del Regno di Napoli descrisse così la città: “La città dell'Aquila fu, non è; le case sono unite in mucchi di pietra, li remasti edifici non caduti stanno cadenti. Non so altro che posso dire di più per accreditare una città rovinata ”. E’ una fotografia della città analoga a quella del 2009! Dopo il terremoto del 1703 non si ebbe un ripristino della città medievale, e L'Aquila cambiò totalmente volto. Nel periodo della ricostruzione settecentesca e fino all'inizio dell’ottocento, la città fu coinvolta da un imponente fenomeno di “sostituzione edilizia”: anche se non mutò l’impianto viario d’impostazione medievale, cambiò completamente la struttura delle componenti della città. Le discutibili scelte urbanistiche nel corso del XX secolo, che hanno completamente ignorato le caratteristiche geologiche dell’intero territorio, oltre che della città, i nuovi insediamenti localizzati in luoghi poco idonei, le carenze strutturali conseguenti a un’inefficace normativa antisismica, i lavori non eseguiti a regola d’arte e l’uso di materiali di qualità scadente, forse hanno notevolmente contribuito alla tragedia del 2009. C’è anche da riconoscere che oltre a non volgere lo sguardo al passato, per trarre importanti insegnamenti e costruire al meglio il futuro, non sono stati neppure presi in considerazione i suggerimenti e gli allarmi che nel corso degli ultimi decenni sono stati lanciati (studi geologici della conca aquilana, studi sull’esistenza e della pericolosità delle faglie, in particolare la faglia di Paganica, studi sul rischio sismico e sulla vulnerabilità degli edifici, studi sull’elevato fattore di accelerazione prodotto dai recenti terremoti nella zona, esercitazioni di simulazione e relazioni conseguenti, studi sul patrimonio monumentale abruzzese). Il mondo “Scientifico ufficiale ” e le Istituzioni competenti non li hanno purtroppo presi in considerazione.
Da convinto assertore della previsione sismica statistica ho sempre ritenuto probabile il rinnovarsi, nel nostro territorio, di un evento sismico simile a quelli storici e per tale motivo, nelle varie esperienze lavorative, ho sempre cercato di mettere al primo posto l’aspetto della prevenzione. Il 7 aprile 2009, il giorno successivo a quello del sisma, avrei dovuto tenere un incontro con la popolazione presso il Centro civico di Paganica, il mio paese, incontro organizzato in collaborazione con il presidente della X Circoscrizione del Comune di L’Aquila. Questo perché le scosse di terremoto che si stavano susseguendo mi preoccupava: le collocavo, con alta probabilità, nell’arco temporale dei ritorni storici per i sismi dell’area aquilana. Precisamente, sulla base della storia sismica aquilana (si ricordano i forti terremoti del 1315, 1349, 1461, 1703, 1762) ricostruita nei Cataloghi dei terremoti, dalle cronache dei vari storici dell’epoca e soprattutto alla luce dei precursori che si stavano verificando (oltre 300 scosse a partire dal 14 dicembre 2008), precursori analoghi a quelli dei terremoti precedenti, consideravo quelle innumerevoli scosse una vera e propria crisi sismica piuttosto che un semplice sciame senza conseguenze. Anche in considerazione del particolare sistema di fagliazione che interessa il nostro territorio, costituito da numerose faglie più o meno attive e alcune delle quali con un gap sismico, ritenevo altamente probabile il verificarsi di un imminente forte evento sismico. Tutto questo mi aveva portato a informare, nel periodo che ha preceduto il sisma, gli studenti ed il personale della mia scuola, in diversi incontri tenuti nell’aula magna, puntualizzando  il comportamento da tenere in caso di una eventuale forte scossa. La stessa cosa avrei voluta farla con la popolazione, a Paganica, ma  non c’è stato il tempo.
 Il quotidiano IL CENTRO del 6. 04. 2009

La locandina affissa alla chiesa della Concezione


                        
L’aquilano, oltre ad essere zona sismica, era un territorio ricco di storia e di arte, con un patrimonio edilizio preziosissimo ma fragile. E questo non è stato adeguatamente considerato. Anzi. Seppure in passato ci fossero stati studi ed indicazioni, talora questi rimasero solo su carta: nulla è stato fatto di quanto segnalato attraverso diverse relazioni.   A tal proposito, dopo 23 anni, il Centro europeo per i Beni culturali di Ravello ha pubblicato sul primo numero della rivista on line “Territori della Cultura” una mia relazione. Infatti, dopo aver effettuato, nei primi anni ottanta, studi riguardanti le tipologie delle chiese aquilane, i materiali, i tipi di murature, le maestranze operanti in Abruzzo, schede di 1° livello di vulnerabilità sismica di trenta chiese aquilane ed aver eseguito approfondite indagini geognostiche sulla Basilica di Collemaggio e sulla Chiesa di S. Maria in Valle Porclaneta (Rosciolo di Magliano dei Marsi) (per quest’ edificio  fu predisposto e realizzato un adeguamento antisismico), ebbi l’occasione di presentare i risultati in due diverse circostanze.
Nell’aprile del 1987, agli albori della “prevenzione sismica dei Beni culturali”, al 1° Seminario di Studi sulla Protezione dei monumenti dal rischio sismico a Venezia, e successivamente, nel dicembre dello stesso anno, al 2° Corso europeo  “La protezione del patrimonio culturale (edifici antichi) nelle zone a rischio sismico”, organizzato dal Centro Europeo per i Beni culturali di Ravello, affermavo che “anche un’esatta previsione sismica (impossibile) non annullerebbe i rischi: necessita la prevenzione. La vera difesa dai terremoti non è quindi la previsione ma la prevenzione mediante l’adeguamento degli edifici posti in zone a rischio. Se “consolidare”, fino a qualche anno addietro era un’attività trascurata, ora a seguito degli eventi calamitosi che hanno ripetutamente colpito il nostro Paese (Belice, Friuli, Irpinia), costituisce un raro momento attuale che assume particolare rilievo soprattutto per la protezione sismica dell’immenso patrimonio culturale. Il patrimonio culturale abruzzese, esposto da sempre al rischio sismico, richiede interventi atti ad assicurare la sua conservazione nel tempo; tali interventi devono garantire un adeguato comportamento in occasione dei futuri eventi sismici. Usualmente gli interventi vengono effettuati a valle di un terremoto per riparare i danni provocati da questo, danni che spesso sono amplificati da situazioni di degrado, più o meno avanzato, dovuti ad eventi precedenti. È perciò opportuno impostare un corretto piano di prevenzione, che, con modalità sistematiche e coordinate, consenta di:
           catalogare i Beni da sottoporre ad intervento;
           diagnosticare il loro stato di conservazione;
           fissare criteri di programmazione, progettazione, esecuzione e verifica degli interventi;
           sviluppare una analisi critica dei modelli e metodi di calcolo. …………”




Anni 1986-87 : Indagini  geognostiche  alla Basilica di S. Maria di Collemaggio (L’Aquila) 
ed alla  Chiesa di  S. Maria in Valle Porclaneta  (Rosciolo di Magliano dei Marsi)
Anno 1988: Seminario “Patrimonio monumentale e rischio sismico in Abruzzo”
L’Aquila - Castello cinquecentesco







   

 Rilievo della Chiesa di S. Silvestro (una delle trenta chiese prese in esame)

 
Nel mese di giugno del 1988 organizzai, assieme al soprintendente arch. Renzo Mancini, un seminario sulla tutela dei Beni culturali nella nostra regione:  “Patrimonio monumentale e rischio sismico in Abruzzo”.                                   
Successivamente, nel settembre del 1988, a seguito dell’esercitazione di protezione civile “Amiternum”, dove si simulava un terremoto di settimo - ottavo grado della scala Mercalli con epicentro tra Pizzoli e Barete, in una relazione richiesta ai tecnici partecipanti dal Prefetto Pistilli, relativa a osservazioni e proposte, avevo individuato degli elementi (infrastrutture, educazione, politica) nella quale trasparivano delle criticità che, tuttavia, si sarebbero potute, se non eliminare, quantomeno ridurre. Tra le infrastrutture più vulnerabili avevo individuato il Palazzo del Governo che, fungendo da sala operativa, doveva avere una “adeguata antisismicità. Secondo il mio parere bisognava allestire della aree attrezzate a livello comprensoriale pronte ad ospitare strutture mobili per il ricovero, il vettovagliamento, il ristoro e l’atterraggio di mezzi di soccorso ed in più dotate di rete di servizi (acqua, luce, telefono). E invece tutto questo, nel cratere in quella tragica notte d’aprile, non c’era. Senza parlare della rete viaria «idonea e di facile percorribilità» che ogni centro abitato avrebbe dovuto avere.  Avevo richiesto la “verifica dell’idoneità e l’ eventuale adeguamento delle strutture, delle scuole e degli uffici pubblici”.  Lo spazio più ampio, però, l’avevo dedicato al capitolo “educazione”, perché in realtà ritenevo che la maggior parte della popolazione non conoscesse come comportarsi in caso di sisma: in più occasioni avevo sperimentato ciò attraverso incontri pubblici avuti in vari paesi e in tante scuole della provincia. Avevo suggerito, nel dettaglio, come fare: gruppi operativi permanenti (corsi per alcuni dipendenti degli Enti pubblici), collaboratori volontari (cittadini addestrati in ogni centro abitato), mappatura dei punti di maggiore rischio (informazione degli abitanti nei quartieri più a rischio), corsi di protezione civile (nozioni basilari da insegnare agli studenti nelle scuole), istruzione della popolazione (riunioni, volantini esplicativi, spot pubblicitari). Un compito importante era stato assegnato anche alla “politica” che si sarebbe dovuta attivare per reperire finanziamenti al fine di mettere in sicurezza gli edifici ed i centri storici.  La relazione si chiudeva con la proposta di un’ ulteriore simulazione per corpi specializzati e rappresentanti di enti atta a simulare condizioni più attinenti alla realtà: operazione in area di centro storico con strade strette, “simulazione di ingombri ed ostacoli da macerie”.  Nulla o quasi, invece, è stato fatto in termini di prevenzione e troppo poco in termini di protezione dei Beni culturali.
                           




All’inizio degli anni novanta iniziai a occuparmi della sensibilizzazione degli studenti al problema sismico organizzando in ambito scolastico mostre, conferenze, esercitazioni e facendo partecipare gli studenti a concorsi nazionali sulla sicurezza (in sei occasioni studenti della mia scuola sono risultati vincitori). Contemporaneamente cercai di coinvolgere la popolazione con incontri tenuti in diversi centri (Paganica, Avezzano, Celano, Scurcola Marsicana, Tornimparte… )




EDUCAZIONE  SISMICA  ALLA POPOLAZIONE
Paganica, 13 maggio 1995
Conferenza sulla Protezione Civile –  IL TERREMOTO: che cos’è e come comportarsi





MOSTRA  ORGANIZZATA  CON  GLI  STUDENTI  DELL’I.T.C.  DI  CELANO  IN  OCCASIONE DELL’ 80mo  ANNIVERSARIO  DEL  TERREMOTO  DELLA  MARSICA  (13 gennaio  1915) – gennaio 1995
(Palazzo  dell’ERSA di Avezzano -  Atrio del Comune di Celano)
                                                                                  


Dall’anno scolastico 2003-2004 in poi ho fatto volontariamente corsi di educazione sismica alle classi terze delle scuole medie di L’Aquila (Alighieri, Carducci, Mazzini) affrontando varie tematiche sul fenomeno sismico ed in particolare: la trattazione scientifica dell’evento, la storia sismica del territorio aquilano e dell’Abruzzo, il comportamento umano per la limitazione dei danni alle persone e cose, la sicurezza negli ambienti di lavoro, di studio e di svago. Diverse centinaia di studenti hanno seguito con interesse gli incontri che sono stati ripetuti, per le stesse scuole, fino al 2008.
Con il progetto “Scuola Sicura” proposto dal Ministero degli Interni e dal Ministero della Pubblica Istruzione (a partire dall’anno scolastico 2003-2004) ho tenuto lezioni, nelle varie istituzioni scolastiche della Provincia di L’Aquila (Avezzano, Sulmona, Castel di Sangro, Pescasseroli, Montereale, L’Aquila), agli studenti, ai genitori e al personale scolastico, relative alla sicurezza nei riguardi del sisma e degli altri rischi. 
       
 
CORSO  DI  EDUCAZIONE  SISMICA  AGLI  STUDENTI
DELLE  SCUOLE  MEDIE  ( Mazzini –  Carducci – Alighieri)
aa.ss. : 2004-2005; 2005-2006; 2006-2007; 2007-2008
   





                                                                    
…Ed é arrivata purtroppo la tragica notte del 6 aprile: lo shock, assoluto, ce lo ha lasciato addosso la violenza inaudita della Terra. Quella violenza ci ha atterriti tutti, ci ha fatto sentire troppo piccoli, inermi ed impotenti, ci ha ricordato che la Natura va rispettata e non  può essere sfidata. E’ necessario attivare i segnali di una netta svolta sul “modo di pensare ed operare italiano”; è necessario affrontare i problemi prima che accadano altre tragedie come quella vissuta, soprattutto per il rispetto ed il ricordo delle vittime;  è necessario rivolgere l‘impegno nel concreto cambiamento nell’affrontare il nemico, “il terremoto”. Un impulso determinante dovrà essere dato anche dai mass media ed è necessaria una forte azione   di sensibilizzazione alla sicurezza attraverso la scuola, ritenendo l’azione formativa presupposto fondamentale delle coscienze civiche ed umane delle nuove generazioni, che sono per di più il futuro e la speranza della rinascita nostra amata città.
Mi ritengo uno dei pochi che nella nostra città ha invano cercato di diffondere il concetto di prevenzione sismica!!!!!
Cercare di diffondere il concetto di PREVENZIONE è,  però,  molto difficile, soprattutto attraverso i mass media! Non è infatti  produttivo, ai fini della sensibilizzazione e dell’educazione alla sicurezza, che i “soliti”noti si  limitino  a trattare questi argomenti negli innumerevoli ed affollati “soliti” salotti televisivi, solo dopo che è avvenuta una tragedia ed attendere la successiva per ridire sempre  le ”solite”  inutili  cose; non è stato e non sarà produttivo che la stampa si interessi delle tragedie che avvengono solo nei giorni immediatamente successivi al loro accadimento e poi ignorino l’accaduto finché non si consuma il successivo. E’invece necessario attivare i segnali di una netta svolta sul “modo di pensare e operare italiano”; è necessario affrontare i problemi prima che accadano altre tragedie come quelle vissute negli ultimi tempi, soprattutto per il rispetto ed il ricordo delle vittime;  è necessario rivolgere l‘impegno nel concreto cambiamento nell’affrontare il nemico  (terremoti,  alluvioni, dissesti idrogeologici ed ogni altro evento naturale calamitoso).
Per affrontare il discorso della prevenzione (per ogni rischio) c’è bisogno di una società meritocratica, dove le responsabilità siano affidate a persone competenti ed oneste. Sappiamo tutti, invece, che il nostro Paese è il “paese” delle raccomandazioni, delle clientele, delle famiglie, delle caste, delle corporazioni, delle mafie; la mancanza di merito nella società italiana è diventata un tema sempre più urgente da affrontare: l’Italia è il “paese” del nepotismo, dove gli Istituti di Ricerca, le Università e la maggior parte dei “posti di comando” sono coperti troppo spesso da intere “famiglie”, certamente non per capacità e  merito. … Cambiamo rotta!!!

Paganica, Mercoledì 25 gennaio 2016
Distinti saluti
Claudio Panone

sabato 4 febbraio 2017

Tempera, la giunta approva il Piano di Recupero Urbano

L'AQUILA: APPROVATO IN GIUNTA COMUNALE PIANO RECUPERO TEMPERA

Pubblicazione: 03 febbraio 2017 alle ore 18:14

Pietro Di Stefano 
 
L'AQUILA - La Giunta comunale dell'Aquila ha approvato la proposta deliberativa riguardante il Piano di recupero urbano del centro storico della frazione di Tempera.
Il documento è stato presentato all’esecutivo dall’assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano.
I principali obiettivi individuati nel Piano sono rappresentati dal recupero dell’impianto urbano e del tessuto edilizio, dalla valorizzazione dei suoi elementi qualitativi, dall’innalzamento del livello di sicurezza e delle infrastrutture e dal rilancio socio economico del borgo e del suo territorio.
Una prima proposta urbanistica per il recupero del centro storico della frazione era stata elaborata nel 2012, dal Comune dell’Aquila in collaborazione con l’Università di Camerino.
A seguito di un complesso processo di rielaborazione, supportato dagli uffici comunali, i rappresentanti degli aggregati interessati dal Piano hanno depositato una nuova proposta di programma di recupero.
Gli interventi previsti riguardano, in particolare, lavori di ristrutturazione edilizia volti al recupero e alla valorizzazione  delle caratteristiche storico paesaggistiche del borgo e il miglioramento della viabilità di accesso all’abitato.
Inoltre l’ampliamento della piazza, la realizzazione di attrezzature ludico ricreative, di opere di urbanizzazione e di servizi di interesse pubblico (canonica e campo sportivo).
Prevista anche un’integrazione con il sistema naturalistico circostante del fiume Vera.
"Con questo atto - ha dichiarato l’assessore Di Stefano - si avviano le procedure finalizzate a sottoscrivere l’accordo di programma per l’approvazione del relativo piano di ricostruzione che, una volta sottoscritto, dovrà essere ratificato entro 30 giorni dal Consiglio comunale".
"Si tratta - aggiunge - di un lavoro partecipativo, redatto da professionisti incaricati e coordinato da un gruppo di cittadini, guidati da Walter Alfonsetti. A costoro e al consigliere comunale Giustino Masciocco, che ha fornito un prezioso e costante supporto, va il mio ringraziamento unitamente a quanti hanno collaborato".
"Il settore Pianificazione ha guidato questo processo per quanto attiene alla parte pubblica. Si tratta, dunque, di un lavoro importante, che giunge al percorso conclusivo. Il programma è concentrato sull’ottimizzazione della viabilità, attraverso un preciso disegno urbanistico e di interventi edilizi".
"Il borgo di Tempera - spiega in conclusione sempre l'assessore - sarà un vero gioiello, grazie anche alla presenza della Riserva del Vera, con le sue molteplici attrattive, un bordo suggestivo e ricostruito con caratteristiche di sicurezza, e certamente ricopriràun ruolo di primo piano nell’offerta turistica del territorio".
Via libera della giunta anche al progetto di comunicazione, presentato dall’Aquilana società multiservizi (Asm), relativo al programma di raccolta differenziata per la carta, cartone e tetra pak.
"La raccolta differenziata - ha dichiarato inoltre l’assessore all’Ambiente Maurizio Capri - rappresenta un servizio alla cui efficace realizzazione devono concorrere proprio coloro a cui è rivolto, ossia i cittadini. Per tale regione essi devono essere corresponsabilizzati, sensibilizzati e adeguatamente informati attraverso un programma di comunicazione capillare ed efficace".

da Abruzzoweb

mercoledì 1 febbraio 2017

Tempera,lecito il finanziamento di mezzo milione per restaurare un immobile



Truffa coi fondi del sisma Prosciolti i 4 imputati

Scagionati il noto chirurgo Carlo Vicentini, suo fratello e due tecnici Il giudice: lecito il finanziamento di mezzo milione per restaurare un immobile









L’AQUILA. Finisce in archivio l’inchiesta sulla concessione di un finanziamento di circa mezzo milione di euro per la ristrutturazione di un manufatto a Tempera in seguito al terremoto del 2009. Il gup Roberto Ferrari ha scagionato «perché il fatto non sussiste» i due committenti del lavoro e i tecnic i. Si tratta del professor Carlo Vicentini noto chirurgo aquilano, del fratello Giovanni, e dei tecnici Sergio Alfonsetti ed Emanuele D’Andrea. L’accusa a loro mossa e ritenuta infondata era quella di truffa.
«In qualità di committenti e sedicenti proprietari di un edificio rurale», sosteneva il pm, «con artifici e raggiri nella domanda di contributo per la riparazione e nella perizia asseverata a esso connessa per la ricostruzione delle parti comuni dell'edificio in via Paribella, inducevano in errore il Comune. L'ente provvedeva a impegnare 457mila euro e accreditare la somma di 251mila euro procurandosi un ingiusto profitto».
«Artifici e raggiri consistenti», specificava l'accusa, «nell'avere omesso di dichiarare l'esistenza di altre istanze di contributo; avere ingannevolmente individuato parti comuni nell'edificio in realtà composto da una sola proprietà immobiliare; aver dichiarato la comproprietà dell'edificio che invece risulta su area demaniale gravata da uso civico e avere dichiarato l'assenza di vincoli paesaggistici nonostante la presenza di vincoli paesaggistico, idrogeologico, uso civico». Inoltre sarebbe stata attestata (e secondo il pm non era vero) la presenza nel fabbricato di impianto idrico ed elettrico. Se non fossero sufficienti queste accuse la Procura se ne è riservata anche un'altra: «Avere dichiarato la fatiscenza dell'edificio come causa diretta del sisma».
Secondo la difesa, rappresentata per tutti dall’avvocato Emilio Bafile, si trattava di contestazioni poggiate su errate interpretazioni delle norme.
In relazione alla contestata fatiscenza del palazzo già prima del sisma, sono state prodotte, ed esaminate dal gup in udienza preliminare, delle foto che hanno fatto rilevare il contrario.
La difesa
ha poi dimostrato come il via libera ai lavori era stato dato solo dopo aver ottenuto il consenso da parte di tutti gli enti preposti alla ricostruzione. Per cui, secondo la tesi difensiva, gli atti non dovevano nemmeno approdare in udienza preliminare.


da il Centro