giovedì 8 settembre 2016

Metanodotto e sisma

“Non uccide il sisma ma le opere dell'uomo”
… E allora perché insistere con la realizzazione del gasdotto Massafra (Taranto) – Minerbio (Bologna)?




PAGANICA: ROTTURA DELL’ACQUEDOTTO (provocata dal movimento della faglia).
Foto: 6 aprile 2009, ore 6.50


Prendendo spunto da una frase ultimamente molto usata da più personalità, civili e religiose, mi chiedo se questa riflessione sia stata fatta propria anche da coloro che fanno scelte che coinvolgono la sicurezza di intere popolazioni, scelte avallate, purtroppo, dagli organi dello Stato.
Mi riferisco nella fattispecie al Metanodotto Rete Adriatica che coinvolge anche le zone dell’Italia Centrale distrutte ultimamente dai sismi del 6 aprile 2009 e del 24 agosto 2016.
La storia del Metanodotto ufficialmente inizia a luglio 2005, quando la British Gas per trasportare il gas di cui è proprietaria chiede di installare un gasdotto che collega Massafra, in provincia di Taranto, a Minerbio vicino Bologna. Il progetto prevede l’attraversamento di dieci regioni italiane.
Inizialmente la ricerca del tracciato è stata indirizzata in prossimità della costa adriatica (per tale motivo ne porta il nome). Una volta, però, constatate ”criticità” geologiche, ambientali ed urbanistiche, la ricerca del tracciato è stata spostata nell’entroterra in prossimità della catena degli
Appennini, ritenuta forse la direttrice migliore in termini di continuità, sicurezza e compatibilità ambientale. La rete Adriatica ha una lunghezza di 687 Km., è costituita da cinque tratti di gasdotti funzionalmente autonomi: Massafra-Biccari (194,7 Km. ), autorizzato, costruito e in esercizio; Biccari-Campochiaro (70,6 Km.), autorizzato e in fase di costruzione; Sulmona-Foligno (167,7 Km.), centrale di compressione di Sulmona, n° 3 turbocompressori da 33 con procedimento in corso; Foligno- Sestino (113,8 Km.) , procedimento in corso; Sestino-Minerbio (142,6 Km.), procedimento chiuso con esito favorevole. 
Il condotto ha un diametro di 1200 mm. e corre ad una profondità di 5 metri. Per questioni di sicurezza e anche considerata la pericolosità del prodotto, necessità di servitù in superficie larghe 40 metri ed una fitta rete di strade di servizio. La pressione di esercizio è di 73 atmosfere. Il tubo per raggiungere Bologna deve attraversare le terre di tre parchi nazionali, di un parco regionale, di 21 siti di importanza comunitaria e dunque s’inserisce in aree non solo di alta valenza per l’ecosistema ma molto fragili sul piano idrogeologico e soprattutto ad alto rischio sismico.




Fuga di gas, in prossimità del mulino, provoca una voragine.
Dopo il boato la gente è scesa in strada pensando a una nuova scossa


A coloro che hanno responsabilità di governo e che affermano l’ assenza di rischio idrogeologico, sismico, e di emissioni derivanti dalla rete Adriatica bisogna ricordare che numerosi terremoti distruttivi, nella sola area aquilana ci sono stati nel 1315 – 1349 - 1456 – 1461 - 1703 – 1706 – 1762 - 1915 - 2009 - 2016 e altri forti terremoti (negli ultimi anni) nel 1950 - 1951- 1958 – 1985 e che nel territorio peligno due importanti faglie (Monte Morrone e Maiella) non promettono nulla di buono. La “garanzia della copertura del fabbisogno energetico del Paese nel medio-lungo termine e la realizzazione di capacità in esportazione dai punti di uscita del Nord dell’Italia verso l’Europa settentrionale e orientale” sono giustificazioni che non tengono rispetto alla sicurezza di centinaia di migliaia di cittadini.





Numerose strutture sismogenetiche, quali, per esempio, quelle presenti nel territorio aquilano attivatesi in occasione dell’evento sismico del 6 aprile 2009, vengono interessate dall’opera in progetto: basti pensare alla faglia di Paganica che ha generato come ultimo terremoto quello del 6 aprile ma che in passato è stata causa di terremoti ancora più forti (1461 ed altri precedenti). La notte del terremoto la faglia ha generato la rottura dell’acquedotto e l’11 luglio del 2009 la rottura dell’adduttrice del gas della distribuzione urbana.
Le presunte “dettagliate analisi di campo, di geologia, geomorfologia e idrogeologia del territorio, con particolare attenzione ai bacini fluviali principali e a tutti i corsi d’acqua, anche minori, alla natura dei terreni e alle stratigrafie, elaborando specifiche schede per ogni corso d’acqua, progettando le più opportune modalità di attraversamento fluviale e di ripristino morfologico” hanno portato, sempre nel caso di Paganica, all’attraversamento del torrente Rajale in prossimità del Santuario della Madonna d’Appari , in un ambiente di interesse ambientale ed artistico unico.
C’è anche da rilevare anche, in molti casi, le ridotte distanze del condotto dagli edifici privati e di strutture collettive (ad esempio in località Mària , nei pressi del distretto sanitario e delle delle scuole elementari di Paganica).
Nell’ultimo decennio diverse sono state nel mondo (con centinaia di morti) ed in Italia, le esplosioni collegate alle condotte di gas:
  • il 15 gennaio 2004 (esplosione per movimento franoso) a Montecilfone (provincia di Capobasso);
  • l’11 luglio 2009 (esplosione a causa del sisma del 6 aprile all’adduttrice distribuzione urbana) a Paganica (AQ);
  • l’11 febbraio 2010 (esplosione per movimento franoso) a Tarsia, in Calabria;
  • il 18 gennaio 2012 ( esplosione durante i lavori di manutenzione) a Tresana (Massa Carrara):
  • il 20 luglio 2013 (esplosione per movimento franoso) Sciara (Palermo), in Sicilia;
  • il 10 dicembre 2014 ( un incendio si sviluppa nella centrale per un problema all’impianto di riscaldamento del metano ), vicino Ravenna;
  • il 6 marzo 2015 (esplosione forse per uno smottamento) a Mutignano frazione di Pineto (Teramo);
  • il 9 maggio 2015 (esplosione) a Roncade in provincia di Treviso (diametro pressione );
  • il 20 novembre 2015 (voragine creata dall’esplosione provocata da un cedimento strutturale della condotta) della linea Rimini – San Sepolcro (diametro 650 mm - pressione 70 atm).
Auspichiamo perciò che tutti i parlamentari del territorio, i rappresentanti politici della Regione e dei Comuni dell’aquilano mettano in atto ogni possibile iniziativa, in questo momento particolare, affinchè venga scongiurata la realizzazione di questo progetto che risulterebbe una “bomba” per le nostre zone.
Se non si riesce a scongiurare l’eventualità dell’ esplosione di un gasdotto per un semplice dissesto (frana, smottamento, colata) perché mai dovremmo convincerci che in caso di terremoto non accadrà nulla e non correremo nessun pericolo nei luoghi dove c’è la più elevata probabilità di avere terremoti in Italia?
Cerchiamo di rispettare il principio di precauzione, sancito dalla normativa europea, che deve essere sempre alla base della progettazione di opere così altamente impattanti: eviteremo tragedie che sconvolgono il nostro essere. 
Riflettiamo! Forse vivremo più tranquilli.

Paganica,
6 Settembre 2016                                                                                          
Claudio Panone

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