martedì 3 maggio 2016

Guerra tra ambiente e lavoro

Le diverse letture della crisi e le dichiarazioni che periodicamente ci vengono
proposte dal governo dagli uomini politici della maggioranza e dagli
economisti mainstream dovrebbero rassicurare tutti gli italiani. La
sicurezza è che il problema della disoccupazione sarà risolto in un
breve periodo, se solo si continuerà con le politiche di flessibilità
di liberalizzazione di più mercato, meno stato. Sono trenta anni che
ci propinano
e si applicano queste politiche, ma pare che tutto ciò non basti mai.
Ricette, neo-liberiste che alternativamente ci impongono la destra
plastificata unica, diventata regime da più di venti anni. La
situazione reale e le più serie previsioni smentiscono la propaganda
del governo e le fallaci previsioni che a giorni alterni ci vengono
imbandite dalle varie agenzie di rating e dai vari enti
sovranazionali. Questi cupi scenari economici finanziari e sociali
sono direttamente interconnessi, ed alimentano, una crisi ambientale ed
ecologica di portata epocale. E tuttavia di fronte alla tragicità, e
alle evidenze dei fatti molti ripropongono, la vecchia tragica  "guerra" tra
ambiente e lavoro. Ma c'è un interrogativo di fondo a cui è
necessario rispondere: da dove viene la disoccupazione di massa? E'
causata da una crisi ciclica, tipica della economia capitalistica da
cui prima o poi sanando il deficit favorendo le esportazioni si
uscirà? O siamo in presenza di qualcosa di più profondo che richiede
misure e cambiamenti più radicali? Di fronte alla drammaticità delle domande
poste da una realtà incombente nella nostra città si ripropongono
politiche vecchie e stantie politiche che andavano di "moda" negli
anni '60: Ridurre i confini delle aree protette, più cemento più
deregulation urbanistica. tutto nella vana speranza di rilanciare una
presunta crescita, un freno alla disoccupazione giovanile che supera
abbondantemente il 40%. Sogni di una primavera fragile come quella
metereologica.  Schizzofrenia o nanismo della politica? Si perché
appare paradossale il fatto che da un lato si pretende da parte delle
elites mondiali di convenire su programmi di salvaguardia ambientale,
di tutela delle biodiversità ma nel contempo i riflessi speculari di
questa politica a livello nazionale e locale agiscono in tutt'altro
modo. I risultati negativi di questo politicismo sono evidenti;
politiche di basso respiro, scarsi risultati economici sociali,
occupazionali, uso ambiguo delle parole, disvalore di
qualsiasi politica ambientale ed ecologica, ulteriore frattura fra
mondo politico e cittadini. I giovani non avranno nessuna risposta ma
nel contempo con i soldi pubblici si continuerà ad ingrassare settori
padronali sempre più famelici.

Tempera 26 aprile 2016                                         Alfonso De Amicis

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