Cuba, storica svolta: presto via l'embargo.
Obama: "Todos somos americanos" -Foto
mercoledì 17 dicembre 2014
NEW YORK - Crolla un altro muro e comincia una nuova era dei
rapporti tra Stati Uniti e Cuba. «L'isolamento non ha funzionato», è
giunto il momento di «un nuovo approccio» tra i due Paesi che porti
anche alla fine dell'embargo: con una mossa storica, che a
sorpresa archivia mezzo secolo di tensioni, Barack Obama ha annunciato
oggi in diretta tv che gli Usa ristabiliranno piene relazioni con Cuba,
che Washington aprirà un'ambasciata all'Avana e che, grazie a contatti
segreti portati avanti anche con l'aiuto di Papa Francesco, le autorità
cubane hanno deciso di rilasciare «per motivi umanitari» Alan Gross, un
americano che era detenuto a Cuba da oltre cinque anni. E ancora, gli
Usa hanno revocato le restrizioni su viaggi e rimesse in denaro verso
l'isola caraibica e hanno accettato di liberare tre agenti cubani
detenuti in Usa per spionaggio. Il regime dell'Avana ha rilasciato anche
uno degli agenti segreti americani detenuto a Cuba da 20 anni e ha
disposto la liberazione di «persone riguardo alle quali gli Usa avevano
espresso il loro interesse», ovvero 56 prigionieri politici detenuti
nell'isola: ad annunciarlo, in una diretta televisiva contemporanea a
quella di Obama, è stato proprio Raul Castro. In un discorso ai cubani
il fratello di Fidel ha affermato che le decisioni su Cuba prese dal
presidente Obama «meritano il rispetto e il riconoscimento del nostro
popolo», anche se, ha aggiunto, si tratta di misure che «non risolvono
la questione principale, cioè il blocco economico, commerciale e
finanziario che provoca enormi danni economici e umani, e deve cessare».
Resta però il fatto che la svolta impressa dai due leader, maturata in
contatti segreti avviati un anno e mezzo fa e giunta dopo un colloquio
diretto martedì scorso ha una portata enorme. E sia Obama che Castro
hanno affermato che un importante ruolo per giungere a questo risultato
lo ha svolto il Pontefice, che negli ultimi mesi aveva scritto ad
entrambi, mentre ad ottobre il Vaticano ha ospitato anche un incontro
tra le delegazioni dei due Paesi. «Voglio ringraziare Papa Francesco»,
ha detto Obama, così come Castro, che ha ringraziato il Vaticano «e in
particolare Papa Francesco» per la sua mediazione. A sua volta, il
Pontefice, di cui oggi ricorre peraltro il 78/mo compleanno, ha espresso
il suo «vivo compiacimento per la storica decisione dei Governi degli
Stati Uniti d'America e di Cuba di stabilire relazioni diplomatiche».
Soddisfazione per «la notizia molto positiva» è stata espressa anche dal
segretario generale dell' Onu Ban Ki-moon, così come dal premier Matteo
Renzi, che ha definito il disgelo tra i due Paesi «un passo avanti
straordinario verso quegli obiettivi di apertura e dialogo che l'Italia,
anche nella sua veste di presidente di turno dell'Ue, considera
essenziali». I tempi del riavvicinamento saranno probabilmente veloci.
«Ho dato al segretario di Stato John Kerry il mandato di avviare
negoziati immediati con L'Avana per riavviare il dialogo fermo dal
1961», ha detto Obama, aggiungendo che Cuba verrà rimossa dalla 'lista
nerà dei Paesi che sponsorizzano il terrorismo. E ancora, Obama ha
annunciato di aver autorizzato «un aumento dei collegamento di
telecomunicazioni tra Stati Uniti e Cuba», in modo che le aziende
«saranno in grado di vendere merci che permetteranno ai cubani di
comunicare con gli Usa e con altri Paesi». E Kerry è pronto a partire.
«Non vedo l'ora di essere il primo segretario di Stato americano a
visitare Cuba in 60 anni», ha affermato. Allo stesso tempo, Obama
parlerà al Congresso per arrivare alla revoca dell'embargo. Un risultato
che vorrebbe raggiungere entro la fine del suo mandato, nel 2016. Non
sarà però facile. Lo speaker della Camera, il repubblicano John Boehner,
ha già bollato la svolta del presidente come «una concessione stupida»,
mentre l'influente senatore Marco Rubio, possibile candidato della
destra alla Casa Bianca nel 2016, ha annunciato che farà «ogni sforzo
per bloccare il tentativo disperato e pericoloso del presidente di
lucidare la sua eredità a spese del popolo cubano». Un proposito già
assunto anche da altri esponenti repubblicani, che sono già sul piede di
guerra. Ma Obama non intende mollare: «Todos somos americanos», siamo
tutti americani, ha affermato dando alla sua decisione anche un aspetto
emotivo che va oltre la politica tradizionale. E la Casa Bianca fa
sapere che il presidente non esclude una sua visita a Cuba.da Leggo
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