mercoledì 7 settembre 2011

All'Aquila 50 volontari Abio

Maria Alfonsetti è il tesoriere dell'associazione

IL GRUPPO FA TURNI IN OSPEDALE PER ASSISTERE E FAR GIOCARE I PIU' PICCOLI
L'AQUILA: VOLONTARI DELL'ABIO,
''SIAMO 50, GIOVANI E RISOLUTI''
di Annalisa Casciani

L'AQUILA - L’Abio, Associazione per il bambino in ospedale, è un’organizzazione che opera a livello nazionale e che, nonostante il terremoto del 6 aprile 2009, è riuscita a sopravvivere nella città dell'Aquila, occupandosi anche dell'arredamento del reparto di Pediatria dell'ospedale San Salvatore.

Nel capoluogo è nata nel 2004, quando tre ragazze, tutte sotto i trent’anni, hanno deciso di creare una nuova sede.

“Avevo visto la pubblicità dell’Abio in televisione - racconta Francesca Bizzini, presidente di Abio L’Aquila - già da qualche tempo avevo intenzione di fare volontariato e l’Abio con il suo operare accanto ai bambini malati mi ha subito colpito”.

“All’Aquila, però - continua Francesca - l’associazione non aveva una sede e così con due mie amiche abbiamo deciso di chiedere alla Fondazione di Milano di aprirne una”.

Quello stesso anno è partito il primo corso di formazione Abio all’Aquila, a cui parteciparono 32 aspiranti volontari selezionati da psicologi mandati direttamente dalla Fondazione di Milano.

Oggi molti di quei primi volontari non fanno più attivamente i turni dentro all’ospedale, ma sono coloro che organizzano e permettono all’associazione di esistere e continuare la propria attività.

Questi volontari quasi tutte ragazze costituiscono il direttivo: oltre al presidente, Francesca Bizzini, il tesoriere, Maria Alfonsetti, il segretario, Eleonora Carosa, il vice segretario, Samantha Reale, le due responsabili dei volontari, Dolores Gabrieli e Luisa Maiorini, i responsabili dei giochi, Marianna Macerelli e Massimiliano Eusanio, le responsabili della comunicazione, Daniela Ronconi e Roberta Mariani, le responsabili della formazione, Ilaria Spezialetti e Veronica Accurti.

“L’Abio non è un volontariato esclusivamente per ragazzi - sostiene Francesca commentando l’età media, molto bassa, dei volontari aquilani - In molte altre città l’età media è più alta, addirittura in alcune sedi sfiora i 50 anni. L’Aquila però è una città universitaria e molti ragazzi, ai primi anni, si sentono spinti a partecipare al corso formativo, per fare qualcosa per gli altri. Altri, invece, perché sentono il volontariato affine agli studi che stanno facendo”.

“In realtà - continua Francesca - è molto diverso essere, per esempio, studente di medicina e volontario: quest'ultimo sta accanto al bambino per farlo giocare e accanto alla sua famiglia per ascoltarla, il suo compito non è curare la malattia o soccorrere i bambini malati”.

Nemmeno il sisma del 6 aprile 2009 è riuscito a fermare l'associazione.

“Dopo il terremoto - ricorda Francesca - per quasi un anno non siamo riusciti a garantire i turni in ospedale. I volontari erano quasi tutti studenti e, non avendo una casa dove dormire, erano tornati nelle loro città”.

Francesca è contenta che l’associazione sia riuscita a superare la prova terremoto. “Siamo riusciti a riorganizzarci e, anche se con un numero ridotto di turni, dopo un anno eravamo di nuovo vitali. Oggi tutto è tornato alla normalità: abbiamo più di 50 volontari attivi. Senza contare i soci che ci sostengono economicamente”.

Anche durante il terremoto dall’Abio Milano sono arrivati molti volontari: aiutavano nei campi e facevano giocare i bambini.

“Far giocare i più piccoli - afferma ancora la presidente - è molto importante all’interno della nostra associazione. Basta pensare che una volta l’anno, per farci conoscere, organizziamo una giornata di gioco in piazza. È bellissimo riuscire a organizzare uno spazio-gioco pubblico aperto a ogni bambino. Tutti i volontari sono coinvolti: è un giorno di festa”.

“Fare il volontario Abio è molto gratificante - racconta Cristina Pompili, volontaria Abio da un anno - significa donare un po’ del mio tempo libero in modo consapevole per far sì che la vita del bambino e della sua famiglia in ospedale sia meno pesante”.

“L’Abio è un volontariato di gruppo - dice invece Valentina Scaletta, una volontaria 'veterana' che è con Abio da diversi anni - ogni volontario ha il suo turno settimanale. Il suo lavoro deve relazionarsi con quello degli altri volontari. In realtà ogni volontario è l’Abio stessa. È importante per questo partecipare alle riunioni mensili in cui ci confrontiamo, comunichiamo le novità o semplicemente raccontiamo le nostre esperienze con i bambini. Siamo un gruppo”.
da AbruzzoWeb

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